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Cosa sono e come funzionano gli impianti Carbon Capture Storage (CCS)

Pubblicato 30 Gen alle 11:06
Francesco Pais
Impianto Carbon Capture Storage

La riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO₂) rappresenta una delle principali sfide globali per contrastare il cambiamento climatico. Tra le soluzioni tecnologiche attualmente disponibili, la cattura e sequestro del carbonio (Carbon Capture and Storage, CCS) si distingue per il suo potenziale di mitigare le emissioni generate dalle attività industriali e dalla produzione energetica.   

Ma cos’è il Carbon Capture and Storage e come funziona? In questo articolo esploreremo in dettaglio questa tecnologia, analizzando le sue applicazioni, il funzionamento e le differenze con il processo di CCU (Carbon Capture and Utilization).  

Cos’è il Carbon Capture and Storage (CCS) 

Il Carbon Capture and Storage (CCS), la cattura e lo stoccaggio della CO₂, è una tecnologia avanzata progettata per prevenire il rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera. Questa tecnologia si basa su un processo a più fasi, che include la cattura del carbonio emesso durante le attività industriali o la combustione di combustibili fossili, il trasporto verso siti di stoccaggio dedicati e l’immagazzinamento a lungo termine in formazioni geologiche sicure.  

In questo modo è possibile intercettare la CO₂ prodotta dai grandi impianti industriali, come quelli energetici o chimici, per destinarla a nuovi cicli produttivi, Carbon Capture and Utilization (CCU), o a confinamenti geologici, evitando così che raggiunga l’atmosfera. Questa strategia non solo supporta la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, ma crea opportunità economiche, favorendo lo sviluppo di nuove filiere produttive e la creazione di posti di lavoro.  

A differenza della CCS, la Carbon Capture and Utilization (CCU) punta al riutilizzo della CO₂ catturata in nuovi cicli produttivi, trasformandola in materiali utili o combustibili, anziché stoccarla permanentemente. L’utilizzo del CCU si rivela particolarmente strategico per i settori cosiddetti “hard to abate“, ovvero quei comparti industriali dove, per via dell’elevato consumo energetico e della complessità dei processi produttivi, risulta ancora impraticabile adottare soluzioni tecnologiche a impatto zero. Tra questi rientrano settori come la siderurgia, gli impianti di produzione di cemento, carta e l’industria chimica, che beneficiano significativamente da soluzioni come la cattura e il riutilizzo del carbonio per ridurre le emissioni senza compromettere la competitività.  

La principale finalità della CCS Carbon Capture and Storage è quindi quella di ridurre le emissioni di CO₂ provenienti da settori difficili da decarbonizzare. La tecnologia CCS è vista come un ponte verso la realizzazione di una produzione sostenibile, integrando le energie rinnovabili e altre soluzioni innovative.   

Come funziona il processo di cattura e stoccaggio di CO₂ 

Il processo di cattura e stoccaggio di CO2

Per comprendere appieno questa tecnologia, è necessario esaminare le tre fasi principali che ne compongono il ciclo operativo: cattura, trasporto e stoccaggio. La progettazione di queste fasi richiede un approccio altamente ingegnerizzato, soprattutto per gli impianti di cattura e stoccaggio, supportati da strumenti avanzati per la simulazione e la pianificazione dei processi.   

Per il trasporto, invece, sono necessarie infrastrutture dedicate, come pipeline e sistemi di compressione, che garantiscano efficienza e sicurezza. L’utilizzo di software di progettazione per impianti industriali è in ogni caso essenziale per ottimizzare le strutture coinvolte e minimizzare gli errori di progettazione, riducendo i costi e migliorando i processi aziendali.  

Cattura del carbonio 

La prima fase della tecnologia CCS consiste nella separazione dell’anidride carbonica dagli altri gas prodotti durante processi industriali o combustioni. Esistono tre principali tecniche di cattura: 

  1. Pre-combustione
    Questa tecnica viene usata principalmente in impianti di gassificazione del carbone o in quelli a gas naturale, sfruttando processi come il reforming del metano. Questo approccio è comunemente impiegato nella produzione di “idrogeno blu”, dove si ottengono tassi di cattura di CO2 compresi tra il 79% e il 95%. Nonostante l’efficienza elevata, l’applicazione della cattura pre-combustione è limitata a specifiche tipologie di impianti progettati per tali tecnologie.
  2. Post-combustione
    La cattura post-combustione avviene dopo la combustione del combustibile, rimuovendo la CO₂ dai fumi di scarico. Tra le modalità disponibili, l’assorbimento con ammine rappresenta la tecnologia più consolidata a livello industriale, utilizzata su larga scala negli impianti termoelettrici e industriali. Tuttavia, questo metodo presenta alcune criticità, tra cui il consumo energetico elevato, necessario per rigenerare i solventi, e i rischi legati alla tossicità delle ammine stesse. Nonostante ciò, il tasso di cattura di Co2 varia tra l’85% e il 90%, rendendola una scelta efficace in molte applicazioni industriali. 
  3. Ossicombustione
    L’ossicombustione utilizza ossigeno puro al posto dell’aria durante il processo di combustione, generando un flusso di gas composto principalmente da CO₂ e vapore acqueo. Una volta separata l’acqua tramite condensazione, si ottiene una miscela ricca di anidride carbonica pronta per essere catturata. Questa tecnica, sebbene vantaggiosa per la concentrazione di CO₂ nei gas di scarico, comporta un elevato consumo energetico per alimentare i compressori necessari alla separazione dell’ossigeno. Il tasso di cattura di Co2 raggiungibile con l’ossicombustione è circa il 79%. 

Ciascuno di questi metodi è selezionato in base alle caratteristiche degli impianti e alle esigenze operative, con l’obiettivo comune di ridurre significativamente le emissioni.
 

Trasporto e stoccaggio di CO₂

L’anidride carbonica deve poi essere trasportata in modo sicuro ed efficiente verso i siti di stoccaggio designati. Questo avviene principalmente quando è compressa in forma liquida, riducendo significativamente il volume e facilitandone il trasferimento. La CO₂ catturata può essere trasportata tramite pipeline per grandi volumi su brevi distanze, navi serbatoio per trasferimenti flessibili su lunghe tratte, o camion cisterna, adatti a volumi ridotti e collegamenti locali a infrastrutture principali. 

 Ogni modalità di trasporto richiede infrastrutture dedicate, come compressori per la liquefazione e serbatoi a pressione controllata, e deve rispettare rigorose normative di sicurezza per evitare dispersioni accidentali.  

Dopo il trasporto, la CO₂ viene iniettata in formazioni geologiche profonde, che agiscono come trappole naturali per il confinamento a lungo termine. I principali siti di stoccaggio includono giacimenti esauriti di petrolio e gas, con strutture geologiche già testate per trattenere gas in modo sicuro grazie alla presenza di rocce impermeabili; acquiferi salini, formazioni porose sature di acqua non utilizzabile che rappresentano una risorsa di stoccaggio promettente; e bacini di carbone non sfruttabili, dove viene trattenuta tramite adsorbimento. 

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